Il padre di Enrica gestiva una piccola litografia, che lavorava prevalentemente per una grande casa editrice. Commise l'errore, però, di stampare, sotto richiesta del Comitato di Liberazione Nazionale, dei volantini; questo fu sufficiente per attirare l'attenzione dei fascisti e meritarsi di essere deportato in Germania, da dove non ritornò mai più.
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